Lisa e Marilyn sono colleghe, o meglio amiche che casualmente lavorano nello stesso ufficio: la cosa non ha mai interferito nella loro relazione, e si considerano molto fortunate per questo. Eppure, ci sono cose che Lisa ignora della sua amica. D’altra parte, Lisa è sempre così presa dai suoi problemi, il maggiore dei quali è rappresentato da Ava, figlia di sedici anni con un segreto che non confesserebbe mai a sua madre. A parte questo, la sua vita scorre come quella di qualunque adolescente… non fosse per quel padre che non c’è mai stato, e per l’ansia perenne di sua madre. Sì, perché Lisa sembra avere sempre paura di qualcosa. È così diversa dalle altre madri, sempre a guardarsi le spalle come se temesse chissà cosa. Anche Marilyn glielo rimprovera spesso, di solito nelle sue tirate per convincerla a trovarsi un uomo. Ultimamente, però, Lisa sembra avere raggiunto un nuovo livello di paura. Sono piccole cose, minimi segnali, ma lei ne è certa: il passato sta tornando. Quello che credeva aver seppellito per costruirvi sopra una nuova vita. Lisa sa che questo significa soltanto una cosa: che la promessa di tanti anni prima vale ancora. E lei l’ha infranta.
«Ovviamente, nei miei programmi, quando ho iniziato a scrivere L’amica del cuore mi ero prefissa di concepire un thriller dark con dei colpi di scena pagina dopo pagina ma, come succede a tutti gli scrittori, all’interno della storia volevo esplorare anche altri temi. La trama stessa - di cui non posso anticipare molto per non rivelare il colpo di scena - si basa su un caso famoso accaduto nel Regno Unito verso la fine degli anni Sessanta, il cui argomento mi ha sempre affascinato, ossia come le cose che facciamo da bambini possano influenzare il nostro futuro, a prescindere da quanto cambiamo nel corso del tempo. Inoltre, questo caso, che fu oggetto delle attenzioni dei media, forse è diventato ancor più rilevante oggi nell’epoca delle fake news e dei titoli clickbait [esca da click, ndr.] dove ci si fida più di un tweet che di una accurata ricerca su un’intera storia. È piuttosto semplice demonizzare o celebrare le persone anziché provare a comprendere le ragioni di quello che hanno fatto. Ero pure interessata a scrivere un libro femminista, non in senso ideologico, volevo cioè un thriller che esplorasse le dinamiche delle relazioni femminili nelle diverse fasi della nostra vita, e che osservasse il potere e la tossicità all’interno delle amicizie tra donne. Nel libro tutte le azioni, buone, cattive e folli sono da addebitare alle donne - certo, ci sono personaggi maschili, ma sono tutti ruoli secondari. Nessun uomo salva il mondo qui!